Guardando tutto come un infinito tunnel spazio-temporale, la vita ci appare semplice. E’ semplicemente un percorso dal punto A al punto B (=A ad altre “ottave”).
Eppure, ogni volta che raggiungiamo un momento importante, come la chiusura di un cerchio nella nostra vita, che corrisponde anche all’apertura di un nuovo cerchio, sebbene ci riallineiamo con un armonico della Luce Originaria – e potrebbe tranquillamente apparire come un nuovo punto 0 – non c’è veramente un azzeramento, poiché la nostra esperienza, adesso, è cresciuta. E sarà un tesoro prezioso.
Siamo, comunque, persone nuove.
Persone per modo di dire… Potremmo tranquillamente essere abitanti di un altro pianeta, in un’altra dimensione… La fortuna è di poter essere consapevoli di tutto questo, immaginare tutto questo.
“L’infinito non è che un’astrazione in fondo, non trovi?”
Eppure, anima data, il racconto che ti faccio è sincero.
Le porte della percezione sconfinano su altri piani. E non c’è niente da temere. E’ semplice quanto accettare che esistono le formiche, e che hanno tutta una loro dimensione. Basta essere rispettosi, grati delle possibilità date, e vivremo in armonia.
Amico, ti racconto che da lontane galassie riceviamo messaggi.
Basta guardare dentro, in profondo, dentro te.
Dentro… Verso Te.
Dedico quest’opera a Dio, e ringrazio
Per tutte le meraviglie
Che ci ha donato.
(Scritto nel Febbraio 2024)
O 1 – 1 O – 1 O – O 1
Apparizioni
2021, Sguardi. Dall’Interno dell’Accademia di Brera, Galleria Lorenzelli, Milano
Quest’opera fa parte del periodo del Metamorfismo Cosmico, il secondo ciclo di ricerca sull’invisibile di Manuel, dopo il Materialismo Psichico. Si passa infatti ad uno studio più esclusivo, per intuizione, trasposizione sul piano materiale della stessa, ed osservazione dei risultati visibili, dei comportamenti del Fluido Cosmico che compone ogni cosa, visibile e invisibile: la Molam.
Qui si indaga la Molam nel suo nascere, e prendere vita da una sorgente di luce infinita.
“E’ un disegno cosmologico, anche se il titolo si gioca una bella partita con la versione di Courbet…”
(Scritto nel Febbraio 2024)
O 1 – 1 O – 1 O – O 1
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“Siamo in piena pandemia, e penso alla mia fidanzata. Frequento l’Accademia in didattica a distanza. Lavoro ossessivamente a questo disegno, che tutto sommato mi calma.
Anche se non riesco mai a capire quando è finito. (E’ finito?)
M.W.T.D., anche se solo in pochissimi sanno il titolo vero.
Custoditelo gelosamente, le cose belle sono difficili.”
(Scritto nel Febbraio 2024)
O 1 – 1 O – 1 O – O 1
Apparizioni
2021, Sguardi. Dall’Interno dell’Accademia di Brera, Frankfurter Westend Galerie, Francoforte sul Meno
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“Il Ritorno della Regina nasce nel 2019. Vivo da solo, sto preparando la mia tesi di laurea, lavorando a vari disegni e studiando la tecnica della pittura ad olio. Di lì a poco avrò l’occasione di esporre in una collettiva a Palazzo Zenobio, uno storico palazzo armeno che si trova a Venezia.”
La Regina, ritorna… Ed essendo, ironicamente, non una regina, bensì LA Regina… non ha bisogno di mezzi di trasporto. Si materializza. Ed ecco che, colti alla sprovvista, due testimoni si ritrovano ad assistere all’incredibile evento.
Come in un salto nella mitologia, in un giocondo mistero tra passato e futuro, tra bianco e nero, tra poesia e passione, assistiamo al ritorno della Regina. Accompagnata dalla sua ancella, tenuta d’occhio dall’invidioso, la Regina si mostra, algida, in tutta la sua superbia.
“I suoi occhi contemplano dimensioni superiori.”
Una misteriosa regina contornata dal vento, dunque, un cuore, una galassia meravigliosa.
Quale sarà il suo prossimo passo?
(Scritto nel Febbraio 2024)
O 1 – 1 O – 1 O – O 1
Apparizioni
2020, IMMATERIA, Anisé Art Gallery, Bergamo 2019, Fabbrica del vapore, Milano 2019, Palazzo Zenobio, Venezia
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“Quest’opera nasce nel 2015. Mi trovavo ad Ameglia, invitato da uno dei ragazzi conosciuti nello studio di scultura a Carrara. Nasce in occasione di un festival, era la prima volta che lavoravo ad una simile opera in pubblico. Comunque, quando l’ho concepita ho pensato alla Gioconda. Volevo che il sentimento della Gioconda riverberasse in un’opera in grado di mostrare altri aspetti dell’essere, e allo stesso tempo, continuare a esplorare lo stile che avevo appena scoperto realizzando la Rosetta. Aspiravo a una dimensione in cui l’invisibile, l’energetico, lo spirituale si facessero segno, illuminando la tela con la loro energia prima di cristallizzarsi, ed essere così, finalmente, osservabili.”
Il Tempo di Essere Felici fa parte del ciclo del Materialismo Psichico, dove Manuel cerca di rappresentare l’anima delle figure attraverso forme visibili e di mettere in luce alcuni aspetti secondari – non immediatamente riscontrabili – del regno materiale. Gli andamenti fluidi, ondivaghi della Molam, che come per lattei filamenti compongono la figura, come le ali di una bianca farfalla accarezzano il vento, accompagnano l’essenza della protagonista: una metafisica donna di un’era senza tempo, che accenna un sorriso, intenta, in una caverna, ad esistere.
E’ una imago-grafia di un altro tempo, che non possiamo misurare con orologi e calendari, ma che esiste, sempre è esistito, e sempre esisterà.
“Anche gli elementi naturali rivelano aspetti secondari della materia: le rocce sono decorate da una danza di segni suggeriti a tempera bianca. In realtà, più che essere una decorazione, quella è una radiografia di quello che sta succedendo ad un altro livello dell’essere. Quei delicati segni rappresentano infinitesime particelle, che come gocce di rugiada reagirebbero al vento, si animano, per effetto di un magnetismo cosmico. Intuito-grafate da me, nella danza dell’eterno sospiro.”
Il cielo è stratificato…
Perché c’è un buco che dalla parte posteriore della tela trafigge l’opera esattamente al centro del sole?
“E’ un gioco… Il sole è bucato. Il sole è il donatore della luce che ci consente di vedere tutto nel regno materiale. Però… non puoi mai vedere il sole. Manca sempre un pezzo.
Dov’è finito quel pezzo di tela?”
(Scritto nel Febbraio 2024)
O 1 – 1 O – 1 O – O 1
Apparizioni
2015, Liceo Artistico di Brera, Milano 2020, IMMATERIA, Anisé Art Gallery, Bergamo 2023, Via Brera, Milano 2023, Piazza della Scala, Milano
Dopo anni di libero disegno, di studio dei classici, e di esercitazioni, Manuel apre con quest’opera la porta del suo universo.
Frequenta il liceo artistico quando un professore propone agli studenti di realizzare una copia dal vero della modella, Rosetta, e di reinterpretarla in seguito ispirandosi ad un artista a piacimento. Manuel si rifiuta di basarsi su un artista già vivente, e decide così di intraprendere un percorso proprio, alla ricerca di una visione personale.
Rosetta, come una modella,
Rosetta, come una sonda spaziale,
Rosetta, come la stele,
uno specchio dimensionale che riflette diverse dimensioni dell’essere.
La composizione originale prevedeva la donna, seduta, in una posizione rilassata e meditativa, appoggiata ad un tavolo bianco, di ferro battuto, costruito assecondando motivi spiraliformi. La donna teneva la testa adagiata a una mano, nell’altra una rosa. Un vaso sul tavolo.
Nell’elaborare il tema, la visione di Manuel ha preso forma quasi per gioco, eppure lo ha trasportato in un viaggio di cui neanche lui conosceva l’entità. Il corpo di lei e gli oggetti hanno iniziato a deformarsi, a fluidificarsi, ma non secondo caos… seguendo un principio armonico: il magnetismo di un’onda cosmica.
L’artista, come un catalizzatore di forze cosmiche, traspone su carta le intuizioni giunte da regni remoti. Grazie al cammino del suo segno si dischiudono pieghe dell’essere che in un distratto vivere quotidiano passerebbero inosservate. Rivela:
“Con le palpebre fluttuanti, nell’aria si crea un terzo occhio. Riempio il vuoto con una pupilla. La pupilla diventa un pianeta. Ad occhi chiusi, Rosetta vede tutto.”
“I corpi non stanno mai in se stessi. Anche i muri, nonostante paiano immobili, sono in movimento. Li vedi immobili, ma stanno ondeggiando.”
“L’essere umano è ciò che separa il silenzio dal suono, la luce dal buio, il pieno dal vuoto… Il nero dal bianco.”